In più occasioni abbiamo affrontato il tema dello sviluppo del linguaggio: quando compaiono i diversi suoni e che strategie attivare per stimolarlo al meglio.
Un adeguato sviluppo del linguaggio verbale è tuttavia, supportato da diverse competenze, che emergono e si raffinano ancor prima della comparsa delle primissime paroline.
Stiamo parlando dei PRE-REQUISITI COMUNICATIVI. Tali abilità sono fondamentali nello sviluppo psicomotorio e comunicativo del bambino, in quanto gli consentono di richiedere o condividere momenti ed interessi, farsi capire, esprimere bisogni e sperimentare situazioni ed emozioni, quando ancora non è in grado di produrre parole e frasi.
In questo articolo, esploreremo i principali prerequisiti al linguaggio verbale, tra cui: l’attenzione condivisa, il contatto oculare, l’intenzionalità comunicativa, l’imitazione e altre abilità cruciali per la crescita linguistica.
Il contatto oculare è una delle prime forme di comunicazione non verbale che il bambino impara a utilizzare. Esso svolge un ruolo cruciale nel creare un legame emotivo, richiamare l’attenzione e nel segnalare l’intenzione a voler interagire.
Un bambino che stabilisce e mantiene il contatto oculare con un adulto gli dimostra infatti, di essere pronto a stabilire e mantenere una connessione reciproca durante l’interazione.
L’attenzione congiunta (= guardare insieme verso) su una persona, un oggetto o un evento rappresenta un importante prerequisito per il normale sviluppo cognitivo del bambino, in particolare per lo sviluppo del linguaggio, per lo sviluppo delle abilità relazionali e per la capacità di comprendere il punto di vista dell’altro.
Quando un adulto e un bambino si scambiano sguardi e/o gesti verso lo stesso oggetto o evento, il bambino acquisisce consapevolezza che ciò che l’adulto sta osservando è significativo e rilevante.
Questo scambio facilita il processo di apprendimento linguistico, poiché l’adulto può associare le parole agli oggetti in presenza, riconoscere i bisogni o l’interesse del bambino e di conseguenza condividerli e verbalizzarli.
I bambini apprendono molte delle loro prime competenze linguistiche osservando e imitando gli altri. L’imitazione di gesti, suoni e parole è un processo che facilita l’acquisizione del linguaggio verbale e la costruzione di un proprio repertorio linguistico.
E’ infatti proprio imitando l’altro, che il bambino può apprendere le strutture fonotattiche e grammaticali della lingua madre e le diverse regole comunicative.
- INTENZIONALITA’ COMUNICATIVA
L’intenzionalità comunicativa si riferisce alla capacità di un bambino di usare segnali (come gesti, suoni o vocalizzazioni) per esprimere un desiderio, un bisogno o un pensiero. Anche prima di sviluppare il linguaggio verbale, i bambini comunicano in modo intenzionale attraverso segnali non verbali: un bambino può piangere quando ha fame, alzare le mani per essere preso in braccio o indicare un oggetto.
Questo comportamento è una pietra miliare nello sviluppo del linguaggio, poiché segna il passaggio dal comportamento reattivo (come il pianto per il bisogno) a quello proattivo, in cui il bambino inizia a utilizzare segnali per influenzare gli altri.
Nel momento in cui il bambino riconosce che i suoi segnali producono una risposta, comprende che la comunicazione è uno scambio attivo e reciproco.
L’indicazione è uno dei primi gesti comunicativi che i bambini imparano a utilizzare. Si tratta di un atto intenzionale attraverso cui il bambino punta un oggetto/una direzione con il dito per attirare l’attenzione dell’adulto o di un altro interlocutore.
Questo gesto non solo rappresenta un bisogno o una curiosità del bambino, ma serve anche a stabilire una connessione sociale, segnando il passaggio dal comportamento reattivo a quello proattivo nella comunicazione.
Ancora prima del linguaggio verbale l’indicazione (e poi in un secondo momento altri gesti comunicativi più complessi) permette al bambino di comunicare un bisogno, richiedere qualcosa, condividere un evento o comunicare un proprio interesse.
Per gioco simbolico si intende quella modalità di gioco in cui il bambino rappresenta attraverso il materiale che ha a disposizione, qualcosa che non è presente realmente.
Tramite il gioco simbolico il bambino sviluppa una prima forma di pensiero astratto, in quanto può utilizzare oggetti per esprimere idee che vanno oltre la realtà immediata (es: far finta di combattere con una spada usando un bastone, utilizzare un cubetto delle costruzioni al posto del telefono).
E’ proprio giocando a far finta che i bambini cominciano a comprendere la funzione simbolica del linguaggio verbale ed iniziano ad associare ad oggetti e concetti (emozioni o stati fisici) dei suoni e poi delle etichette lessicali, creando una base forte per lo sviluppo linguistico.
E ALLORA….
Sostenere e stimolare queste competenze sin dai primi mesi di vita del bambino, facilita lo sviluppo di un linguaggio verbale ricco e funzionale.
I genitori, gli educatori e i professionisti del settore (logopedista, neuropsicomotricista..) possono svolgere un ruolo cruciale nell’osservare e promuovere questi prerequisiti, creando un ambiente favorevole all’apprendimento linguistico e alla crescita sociale ed emotiva del bambino.
Se il linguaggio verbale non emerge nei tempi previsti, è fondamentale indagare queste abilità, che potrebbero non essersi maturate in modo adeguato ed armonioso.
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