Un vecchio proverbio africano dice “Per crescere un bambino ci vuole un villaggio”.
Nei primi mesi di vita un bambino, per crescere, ha bisogno quasi esclusivamente della propria mamma che ha in sé tutte le potenzialità per nutrirlo da un punto di vista fisico attraverso il proprio latte, ma anche da un punto di vista intellettivo, attraverso gli stimoli sensoriali; il contatto costante mamma/bimbo coinvolge tatto, olfatto, udito e vista (non a caso i neonati vedono in maniera nitida fino a circa 20 cm da sé ovvero la distanza che intercorre tra i loro occhi e quelli della mamma durante la poppata).
Quando nasce un bimbo però, nasce anche una mamma e questa “metamorfosi” richiede tempo ed energia. Tempo in cui la mamma si mette in ascolto dei propri bisogni ed impara a capire quelli del proprio bambino. Una mamma a partire dalla gravidanza impara a fare spazio fisico e mentale dentro di sé per accogliere una nuova vita. Questa dimensione si amplifica ulteriormente nel momento in cui il bimbo nasce; istintivamente una mamma mette in secondo piano sé stessa per dedicarsi totalmente al figlio: prendersi cura di una nuova creatura è tanto meraviglioso quanto impegnativo.
Il passaggio da figlia a madre ha bisogno di essere sostenuto: una mamma riesce a prendersi davvero cura del proprio bimbo quando c’è qualcun altro che continua a prendersi cura di lei (il famoso villaggio di cui parla il proverbio).
Di questo villaggio ne è parte il neo papà, che a volte si sente figura marginale ma è invece protagonista tanto quanto la mamma, perché può ritagliarsi dei momenti col bimbo solo ed esclusivamente suoi: come il cambio pannolino, il momento dell’addormentamento o del massaggio, permettendo alla mamma di dedicarsi qualche momento per sé stessa come una doccia rilassante o un pasto consumato in tranquillità.
Questo villaggio può avere il volto della nonna, che aiuta la neomamma concretamente nella gestione della vita quotidiana (proponendosi come aiuto nelle faccende domestiche o nel preparare il pranzo o la cena) ma anche sostenendola nelle scelte: se una mamma sceglie di allattare, avere al suo fianco la propria mamma che la sostiene nei momenti di difficoltà e che gioisce dei momenti di conquista e tenerezza è tra i fattori che maggiormente determinano la buona riuscita dell’allattamento. La precedente generazione femminile è diventata madre nel periodo del boom del latte artificiale, quindi non di rado le attuali nonne non hanno provato sulla propria pelle gioie e difficoltà dell’allattamento al seno; nonostante ciò questa può essere un’occasione per riscattarsi cercando di sostenere la neomamma nella propria scelta.
Villaggio può essere la vicina di casa che si propone di preparare un pasto e prendersi cura di eventuali fratelli maggiori o un’amica che può stare vicina alle neo mamma con atteggiamento di ascolto non giudicante.
Villaggio infine è anche un gruppo di mamme che sta vivendo nello stesso momento la nuova esperienza di maternità. Fare gruppo già dal periodo della gravidanza permette di affrontare insieme dubbi, timori e gioie non sentendosi sole: un gruppo al femminile che vive e condivide il momento di maggiore creatività che una donna può sperimentare, ovvero quello della nascita, è una grande risorsa.
Quando chi sta accanto ad una neo mamma si unisce e fa rete per tutelarla e sostenerla, una donna riesce a crescere il proprio bimbo con maggiore serenità.
Di recente ho letto una riflessione che mi è rimasta impressa perché la ritengo assolutamente veritiera ed attuale: “Non è la maternità che esaurisce, lo è crescere in una società che non sostiene né si prende cura delle donne e dei loro figli; non è la maternità che esaurisce ma stare da sola e dover fare più di quanto nessuno dovrebbe”.
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Se ti interessa questo argomento potresti trovare utili le pagine dei Percorsi Pre e Post Parto.