Vi siete mai fermati ad osservare i vostri bambini in attività? Sicuramente vi sarà capitato di stupirvi per una nuova competenza acquisita da un giorno all’altro, di farvi una risata per come vi imitano nel gioco o di chiedervi come possano non stancarsi di ripetere alcune azioni ad oltranza.
Ma come imparano a giocare i bambini?
Lo sviluppo del gioco segue l’evoluzione psicomotoria e cognitiva del bambino ed è per questo che bambini della stessa età presentano modalità di gioco similari tra loro. Ma soprattutto è la ragione per cui l’osservazione del gioco ci da importanti informazioni sul livello evolutivo del nostro bambino.
Quante tipologie di gioco esistono?
Possiamo suddividere i giochi in 3 macrocategorie: il gioco sensomotorio, il gioco simbolico, il gioco di regole.
Il gioco sensomotorio
Si sviluppa nei primi due anni di vita ed è l’insieme di giochi motori attraverso cui il bambino sperimenta le proprie competenze motorie, scopre lo spazio che lo circonda e vive le prime esperienze di interazione con i pari.
Tra questi vi possono essere giochi di abilità (ad esempio saltare da piani rialzati, giocare con la palla, arrampicarsi), giochi di interazione (ad esempio prendere e scappare), giochi di vertigine (come ballare, fare le capriole, distruggere) e giochi percettivi (come battere, trasportare oggetti pesanti, usare oggetti che fanno rumore, esplorare con il tatto farine, schiuma, ecc)
Il gioco simbolico
Emerge dai 2 anni e mezzo e racchiude tutte quelle attività che implicano il “far finta di”. Questo tipo di gioco sottende una nuova competenza del bambino che è quella di riuscire ad accedere ad un piano rappresentativo della realtà. Egli infatti è ora in grado di ricordare esperienze vissute nel quotidiano e rielaborarle dentro di sé per poi trasformarle in gioco.
A quest’età inizia a svilupparsi inoltre la capacità di pianificare l’attività ludica in brevi sequenze di gioco, che porteranno alla “messa in scena” di vere e proprie narrazioni.
A due anni e mezzo le azioni saranno strettamente legate ad eventi sperimentati in prima persona nel contesto domestico e scolastico e spesso il bambino necessita della presenza di oggetti che richiamino direttamente l’ambiente interessato.
Gradualmente si assisterà ad un maggior accesso ad un piano di fantasia, che permetterà al bambino di trasportare nel gioco anche esperienze immaginate e non più solo vissute direttamente. Inoltre ci sarà una maggior capacità di trasformare il materiale a disposizione e così un semplice bastone potrà diventare una spada, una canna da pesca o una bacchetta magica.
Dai 3 ai 6 anni ci si attende anche che il gioco acquisisca sempre maggior variabilità soprattutto per quanto riguarda le tematiche proposte.
Può essere che il bambino tenda a ripetere una certa tipologia di gioco perché magari in quel momento gli permette di consolidare alcune nuove competenze apprese o perché gli dà la possibilità di elaborare alcuni vissuti emotivi (ad esempio dai 3 anni, quando sorgono le prime paure, son frequenti nei giochi tematiche quali il lupo, i mostri, ecc.)
La cosa importante è che nel tempo si riesca ad osservare una certa variabilità di gioco e non ci sia l’uso esclusivo di un determinato materiale o tema.
Il gioco di regole
Si sviluppa attorno ai 7/8 anni. In quest’età il bambino si diverte a sfidare i propri limiti, capire fin dove può arrivare e confrontarsi con i pari.
Le competenze di organizzazione e pianificazione ormai ben sviluppate permettono inoltre al bambino di creare questo tipo di giochi in autonomia, definendo spazi e regole dell’attività.
A cosa dobbiamo prestare attenzione durante il gioco?
Come detto in precedenza il gioco procede di pari passo con lo sviluppo evolutivo del bambino. Pertanto la presenza di eventuali atipie o arresti nell’evoluzione del gioco può fungere da campanello d’allarme e indicarci la necessità di approfondire con uno specialista eventuali fragilità.
In particolare può essere utile prestare attenzione ai seguenti aspetti:
- il bambino gradisce giochi motori e li utilizza per esplorare lo spazio (ad esempio al parco giochi sperimenta diverse giostre, si arrampica, salta, ecc.)
- attorno ai 3 anni è presente il senso del pericolo
- a 2 anni e mezzo/3 il bambino imita azioni di vita quotidiana
- dai 3 anni inizia ad inventare piccole storie (ad esempio con le bambole, gli animali, i mezzi di trasporto)
- una volta scelto un materiale lo utilizza per diversi minuti oppure se svuota tutti i giochi e poi abbandona
A chi rivolgersi in caso di dubbio?
Qualora doveste avere dei dubbi la figura a cui rivolgersi è il Terapista della Neuro e Psicomotricità dell’Età Evolutiva. Ossia lo specialista sanitario che si occupa di età evolutiva e, proprio attraverso il gioco, guida il bambino nelle principali tappe evolutive della sua crescita.
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About Silvia Sorzato - Neuropsicomotricista
Terapista della Neuro e Psicomotricità dell’età evolutiva, Insegnante di massaggio infantile AIMI.