Quante volte ci capita o ci è capitato di essere stati messi a dura prova dal pianto del nostro bimbo.
Alla disperata ricerca del motivo per cui improvvisamente si è scatenata in lui questa reazione abbiamo probabilmente iniziato a muoverci in modo veloce e disorganizzato per cercare di rispondere in modi differenti a quello che abbiamo ipotizzato potesse essere il motivo del pianto, andando ad alimentare un crescendo di ansia ed agitazione anche in noi.
Dopo le prime settimane di vita in cui sembra tutto scorra liscio, spesso accade che arrivi un momento, che solitamente coincide con le prime ore serali, in cui il neonato inizia a piangere senza un apparente motivo e non si addormenta stremato fino ad un’ora non ben identificata della sera (quando ci va male anche notte). Poi, dorme sereno fino al mattino quando si sveglia e riprende i suoi sorrisi e gorgoglii come se nulla fosse accaduto. A volte capita che ciò si presenti in maniera cadenzata ogni giorno allo scoccare dell’ora X e tu, mamma, inizi già dalle prime ore del pomeriggio a fare il conto alla rovescia per vedere quanto tempo ti separa da quel momento.
È allora che inizia il lungo elenco dei motivi che chi ti sta attorno attribuisce a quei momenti di pianto:
“Il tuo latte non è sufficiente o è poco sostanzioso” o “La produzione di latte cala la sera” ti dicono (chissà perché il nostro corpo è stato in grado di far crescere per nove mesi un bimbo, di partorirlo ma viene spesso messa in dubbio la sua capacità di alimentarlo come se madre natura non avesse pensato a tutto in maniera scrupolosa; certo, ci sono casi in cui una mamma può avere una scarsa produzione ma non sono molti e sono legati a particolari condizioni di salute). Spesso accade che in queste situazioni inizino ad essere introdotti nuovi alimenti o bevande come camomilla e latte artificiale ma nonostante ciò il bimbo non smette di piangere, a volte piange addirittura di più.
“La mamma è stressata e quindi stressa anche il bimbo” lo stato materno influenza il comportamento del proprio bimbo ma, se vediamo una mamma stanca anziché additarla, aiutiamola concretamente!
“Ha le coliche” o altre frasi che molto spesso lasciano intendere alla mamma che quasi sicuramente sta facendo qualcosa di sbagliato.
Cosa fare allora per affrontare al meglio questi momenti?
Assicurati che il tuo bimbo stia crescendo adeguatamente: controlla che bagni almeno 6 pannolini di pipì e ne sporchi almeno 1 di cacca al giorno. Se ciò non accade il motivo potrebbe essere legato alla gestione delle poppate o ad un attacco superficiale del bimbo al seno che non gli permette di assumere una buona quantità di latte; in questi casi chiedi aiuto ad un professionista che si occupi di allattamento, migliorare l’attacco al seno può cambiare il comportamento del bimbo.
Non forzare il bambino al seno se ti pare che in questi momenti non lo desideri, la poppata dev’essere associata ad un’esperienza piacevole.
Assicurati che il pannolino non sia sporco o che il bimbo non sia vestito troppo o troppo poco.
E dopo aver escluso tutto ciò: che si può fare ancora per affrontare le crisi di pianto?
Regalati durante la giornata dei momenti pelle a pelle col tuo bimbo o di massaggio
Abbassa gli stimoli visivi e uditivi (rumori forti, tv accesa…)
Dormi assieme al tuo bimbo o portalo in fascia
Chiedi a qualcuno della famiglia (papà o nonni) di darti il cambio a tenere il bimbo nelle ore critiche in modo da poterti concedere una pausa (magari una doccia calda)
Ascolta dei rumori bianchi o canta una canzone dolce magari che ti ricordi la tua infanzia o che ti faccia rivivere momenti positivi
Tieni il tuo bimbo vicino a te, saprà che il suo pianto e quindi i suoi bisogni vengono accolti e non ignorati
Insomma, tutto ciò che favorisce il rilassamento di mamma e bimbo è di grande beneficio.
E poi ricorda, il pianto è in primis una modalità di comunicazione, esprime un disagio ma non sempre alla sua origine c’è un ben preciso bisogno. Pensiamo a noi adulti: riusciamo sempre a dare un nome a ciò che proviamo e soprattutto a chiedere con precisione ciò di cui abbiamo bisogno per risolvere il problema?
Piangere è anche un modo di scaricare le tensioni di vario tipo, dopo averlo fatto a volte ci sentiamo più leggeri e sollevati. Ognuno di noi fin dalla vita intrauterina ha un proprio temperamento: c’è chi si sfoga piangendo, chi urlando, chi ancora chiudendosi in sè stesso; impareremo a conoscere giorno dopo giorno il carattere del nostro bimbo.
Prendiamo allora spunto da Tristezza che, nel meraviglioso film “Inside out”, non cerca di scacciare via le emozioni di Bing Bong ma le accoglie, abbracciandolo e rimanendo lì con lui.
“Ma come ci sei riuscita?” chiede Gioia
“Era triste e l’ho ascoltato!” risponde Tristezza
Durante i nostri corsi rivolti alle mamme nel dopo parto avrete la possibilità di ritagliarvi del tempo per voi e per il vostro bimbo, muovendovi, coccolandovi e anche confrontandovi con altre mamme o con l’ostetrica condividendo momenti felici ma anche cercando assieme di capire come affrontare quelli un po’ più difficili del percorso della maternità.